Che cos'è una dipendenza?
Per spiegarla in modo semplice ed efficace, posso affermare che si tratta dell'incapacità a dire “no” ad un impulso o a un comportamento, anche quando una parte di sé pensa che sarebbe meglio evitarlo, perché in verità sta procurando più sofferenza che piacere.
Forse non tutti sanno che il concetto di dipendenze si sta allargando sempre di più: se all'inizio ci si riferiva soprattutto all'abuso di sostanze, al giorno d'oggi sono descritte e sempre più trattate anche dipendenze di altra natura, come quella da gioco d'azzardo, da internet/social media, da shopping compulsivo, da dolci o carboidrati, o affettiva.
È proprio di quest'ultima che vorrei parlare, perché è un argomento che mi trovo ad affrontare con molte pazienti (questa condizione riguarda soprattutto le donne ma può capitare anche agli uomini) che mi chiedono aiuto, indipendentemente dall'età o dal proprio livello culturale (spesso elevato).
Una situazione tanto classica quanto apparentemente paradossale, è quella in cui una donna autonoma, in gamba e realizzata a livello professionale, possa invece lamentare la tendenza a collezionare una delusione dopo l'altra in ambito sentimentale, come se in quell'ambito le mancasse la stessa sicurezza o determinazione che invece non ha problemi a mostrare in altri settori della propria vita.
Spesso, dietro a questo disagio, possono nascondersi tre tipi fondamentali di atteggiamento:
In quest'ultimo caso, rispetto al quale mi trovo ad intervenire sempre più spesso, rientrano tutte quelle situazioni in cui ci si ritrova a frequentare una persona sfuggente (parliamo certamente di un soggetto con problematiche in ambito relazionale-affettivo), non interessata a vivere la relazione con dedizione, impegno e costanza, ma che al momento giusto - ossia quando sente che la partner sta provando ad allontanarsi perché delusa - torna a sorpresa a farsi viva e a mostrare interesse, ma sempre per un tempo limitato.
Chi si ritrova in questo tipo di relazione lamenta uno stato di profonda confusione, ansia e malessere, perché fatica ad interpretare i segnali ambigui della persona sfuggente, in un'alternanza di "allora non è vero che non tiene a me!", "ecco, ci risiamo, è sparita di nuovo".
In particolare, la persona affetta da dipendenza affettiva, a causa di un'autostima che non è stata adeguatamente nutrita durante l'infanzia o l’adolescenza, tenderà ad assumersi la responsabilità dei comportamenti patologici del soggetto sfuggente (o evitante), ritenendo di non essere stata abbastanza brava o di aver provocato lei stessa la "fuga" a seguito di un proprio errore o comportamento sbagliato.
E così, in questa condizione in cui gratificazione e frustrazione si alternano in un vortice di continua angoscia, la persona dipendente sperimenta una profonda incapacità a chiudere una frequentazione "tossica", che non porta a nulla di buono e che spesso rende alquanto difficile spostare la propria attenzione verso legami più sani e soddisfacenti.
Questa intensa sofferenza può favorire anche la comparsa di depressione o attacchi di panico, con una compromissione evidente della propria qualità di vita.
In presenza di una difficoltà a lasciare andare un rapporto complicato o infelice, la terapia deve essere mirata al raggiungimento di questi obiettivi: