DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) può essere definito in modo più semplice come "malattia del dubbio". Chi ne soffre è tormentato continuamente da pensieri e dubbi difficili da mandar via.
Questi pensieri, detti appunto ossessioni, possono avere contenuti molto diversi ma sono tutti accomunati dalla forte ansia, paura o disagio mentale che riescono a generare, anche se a livello razionale possono essere considerati esagerati o assurdi.
Per ridurre o placare quest'ansia, o meglio nel tentativo di allontanare le ossessioni, di frequente vengono messi in atto dei comportamenti o dei "rituali" della mente che si definiscono compulsioni (dal latino "compellere": obbligare, costringere). Spesso chi li compie non riesce a fare a meno di attuarli e li vive come indispensabili o addirittura obbligatori, pur ammettendone l'irragionevolezza.
In realtà i rituali compulsivi non bastano mai a tranquillizzare il paziente e vengono eseguiti in modo esagerato o per un numero eccessivo di volte. Ad esempio, i comportamenti compulsivi comprendono anche le richieste di rassicurazione che una persona affetta da disturbo ossessivo-compulsivo rivolge a familiari, parenti, amici, colleghi, medici e figure religiose (preti, sacerdoti) con l'obiettivo di placare i dubbi patologici.
Tuttavia le rassicurazioni non sembrano mai abbastanza convincenti e vengono richieste in continuazione. Non è raro, inoltre, che le persone più vicine al paziente vengano attivamente coinvolte nei rituali compulsivi, con il rischio che il malessere si estenda all'intero nucleo familiare.
Anche se la presenza di pensieri ricorrenti o di comportamenti messi in atto con una certa ritualità fanno parte dell'esperienza quotidiana, si parla di disturbo ossessivo-compulsivo quando i pensieri ossessivi e le compulsioni procurano un forte disagio che rende difficile lo svolgimento delle normali attività quotidiane.