Risponde la Dr.ssa Silvia Giordani, psichiatra e psicoterapeuta a Roma in Via Flaminia 29.
Qual è la differenza tra psichiatra e psicologo?
La differenza riguarda anzitutto il percorso di studi: lo
psicologo è laureato in Psicologia ed è abilitato all'esercizio della
professione dopo aver superato un esame di Stato.
Lo psichiatra è un medico laureato in Medicina e Chirurgia, che ha successivamente
frequentato una Scuola di specializzazione in Psichiatria, la cui
durata è attualmente di cinque anni. Solo lo psichiatra, in quanto
medico, può prescrivere farmaci. Lo psichiatra può anche esercitare la
psicoterapia, come pure lo psicologo che ha frequentato una scuola
di specializzazione in psicoterapia. In sintesi, lo psichiatra possiede
sia la conoscenza approfondita delle manifestazioni del disagio
psichico sia le competenze mediche che consentono una visione più
completa dello stato di salute generale del paziente.
Cosa cura il neurologo?
Il neurologo è un medico specialista in neurologia, la branca
della medicina che si occupa delle malattie che interessano gli organi
del sistema nervoso, dall'encefalo ai nervi periferici. Esempi di
patologie di competenza neurologica sono: ictus, paralisi, distonie,
epilessia, cefalee, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, morbo di
Alzheimer e le lesioni o malformazioni del sistema nervoso in genere.
Cosa vuol dire neuropsichiatra?
Il neuropsichiatra è un medico che ha acquisito la specializzazione in
Malattie Nervose e Mentali (che si poteva ottenere fino alla fine degli
anni '70). Successivamente questa qualifica è stata suddivisa nelle
branche autonome di Psichiatria e Neurologia per formare
specialisti con competenze ben differenziate tra loro.
Cos'è uno psicoanalista?
Lo psicoanalista è uno psicologo o un medico che cura i pazienti con la psicoanalisi,
cioè un particolare tipo di psicoterapia che agisce sugli aspetti inconsci della mente.
La psicoanalisi è un percorso impegnativo: le sedute avvengono con elevata frequenza,
spesso per lunghi periodi di tempo (anche parecchi anni) e in molti casi prevedono che
il paziente sia disteso sul tradizionale "lettino". La tecnica psicoanalitica, nata dal lavoro di Sigmund Freud,
si è col tempo ramificata in diversi indirizzi – ad esempio quello di Carl Gustav Jung, detto junghiano,
o quello di Jacques Lacan, detto lacaniano – che hanno approcci diversi rispetto alla teoria freudiana.
Per diventare psicoanalisti bisogna laurearsi in Psicologia o Medicina, frequentare una Scuola di
specializzazione in psicoterapia psicoanalitica e sottoporsi personalmente a un percorso di analisi.
Lo psichiatra cura solo con i farmaci?
No. Lo psichiatra può decidere di utilizzare solo i farmaci o solo la
psicoterapia, oppure ricorrere a entrambi secondo tempi e modalità
diverse, in base alla propria formazione scientifica e alle specifiche esigenze di ogni paziente.
E' inoltre possibile che uno psicologo-psicoterapeuta invii un paziente a uno psichiatra per
valutare l'introduzione – anche solo temporanea – di una terapia
farmacologica. Questo avviene quando è necessario gestire con efficacia
e rapidità di azione alcuni sintomi, la cui persistenza può rendere
difficile seguire il programma psicoterapeutico, impedendo quindi di
trarne beneficio pienamente.
I farmaci per la depressione e i disturbi d'ansia cambiano la personalità di chi li assume?
Certamente no! La personalità non può essere modificata dagli
psicofarmaci, né la terapia si propone questo obiettivo. I farmaci
spesso servono per curare delle condizioni o dei sintomi che, a
differenza della personalità, non sono costantemente presenti nella
vita di una persona, ma compaiono in alcuni momenti ben circoscritti
nel tempo, causando disagio. Per il loro meccanismo di azione, inoltre,
questi farmaci agiscono solo se trovano una condizione anomala, in cui
è necessario ristabilire il corretto equilibrio tra i "messaggeri
cerebrali" (cioè i neurotrasmettitori come serotonina, noradrenalina,
dopamina) e i loro recettori. Per maggiore chiarezza, se una persona
non depressa assume un antidepressivo tra quelli comunemente
prescritti, non noterà un cambiamento in positivo del proprio umore,
secondo la logica: "se già sto bene, allora starò ancora meglio".
Come funzionano i farmaci che curano la depressione e l'ansia?
Agiscono rendendo più disponibili alcuni neurotrasmettitori, cioè sostanze
naturalmente presenti nelle cellule cerebrali (serotonina, noradrenalina, dopamina) la cui riduzione è associata
ai sintomi ansiosi o depressivi. Allo stesso tempo i farmaci ristabiliscono una condizione di equilibrio
anche a livello del "bersaglio" del neurotrasmettitore, cioè il suo recettore.